Podcast Giovani Resistenti Fdg V7 Def Header 1600x800 Grey Jpg
Giovani Resistenti
Torna agli episodi
Singoli Episodi Podcast Giovani Resistenti Fdg V6 Ep 3 A 1 Png
"Il Solitario"
Giorgio Morelli
29/01/1926 - Reggio Emilia 09/08/1947 - Arco di Trento

Giorgio Morelli, 17enne di Reggio Emilia, partecipa con altri giovani ai «Fogli Tricolore», ciclostilati nati nel settembre del 1943 per incitare alla resistenza contro nazisti e fascisti. Nel ‘44 si rifugia sull’Appennino, unendosi alla Repubblica partigiana di Montefiorino e poi alla Brigata Fiamme Verdi. Il 24 aprile 1945 è tra i primi partigiani scesi dall’appennino ad annunciare la liberazione di Reggio Emilia. Dopo la guerra, entra nella Democrazia Cristiana e fonda insieme ad altri ex partigiani l’Organizzazione Giovanile Italiana, movimento che promuove un’opera di formazione sociale e culturale dei giovani secondo i principi della democrazia e della giustizia sociale. Nelle pagine del giornale «la Nuova Penna», denuncia alcuni crimini postbellici compiuti da ex partigiani comunisti ed è egli stesso vittima di un agguato, le cui ferite lo condurranno alla morte a soli 21 anni.

Durata dell'episodio: 14 min. 59 sec.

Le Immagini
I luoghi di questo episodio
Fonti

FONTI BIBLIOGRAFICHE

M. Carrattieri - G. Vecchio (a cura di), «La Penna». Periodico indipendente, Diabasis, Reggio Emilia 2009.

M. Busani, Giorgio Morelli "Il Solitario". Storia di un giornalista partigiano, Studium, Roma 2024.

Trascrizione dell'episodio
"Il Solitario"

Alcuni giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre, in molte buche delle lettere di Reggio Emilia appare un ciclostilato che incita alla rivolta contro l’esercito tedesco. Non ha titolo: sulla prima pagina c’è solo una piccola bandiera dell’Italia e per questo viene ribattezzato «Fogli Tricolore».

Le indagini dei fascisti durano quasi un anno ma non portano a nulla. Così nell’estate del '44 i nazisti cominciano una caccia spietata agli aut ori, convinti che siano alcuni liberali.

Non possono immaginare, però, che dietro quei fogli non ci sono uomini maturi che hanno deciso di fare la resistenza: dietro quei fogli c’è soltanto un pugno di ragazzini tra i 15 e i 18 anni, quasi tutti provenienti dall’Azione Cattolica, che hanno voluto cominciare la loro lotta per la libertà.

Tra gli autori di questi fogli c’è Giorgio Morelli: ha 17 anni e un animo inquieto che ha sempre preoccupato i genitori. A 15 anni la madre gli scrive: «Da troppo tempo sciupi le tue energie e le disperdi in fantasticherie che ti rubano il tempo migliore per inseguire chimere».

La madre ha forse un po’ di ragione nel preoccuparsi: Giorgio si è ritirato dall’Istituto agrario perché si sente portato per le materie umanistiche e ora sta studiando da privatista per sostenere l’esame. Ma l’assistente spirituale del collegio salesiano scrive ai genitori che i desideri di Giorgio non sono semplici “fantasie”: «Nello studio, come nei sogni dello spirito, tiene sempre gli occhi fissi in alto: porta con sé il segno di una nobiltà di vita, di giudizio, di aspirazione, che destano meraviglia. Appartiene a coloro che danno vibrazioni alla vita e motivo alle speranze».

Quando frequenta l’Azione Cattolica incontra una visione della vita lontana dall’ideologia fascista e grazie all’insegnamento di laici e sacerdoti si entusiasma per il valore insopprimibile di ogni esistenza, per il senso della carità e dell’azione sociale, per l’importanza vitale della libertà.

Grazie a questi incontri e al suo temperamento Giorgio si schiera.

Negli articoli che firma con il nome di battaglia “Il Solitario”, spiega che lui e i compagni non vogliono aspettare la fine della guerra restando con le mani in mano. Loro vogliono «l’atmosfera cocente della lotta per la vita», hanno bisogno di agire, di ribellarsi al fascismo e al nazismo.

Così scrivono in uno dei primi numeri dei «Fogli Tricolore»:

«Per questo noi gridiamo: preparatevi materialmente, e soprattutto spiritualmente. Tradita e delusa, la nostra gente va perdendo la fiducia in sé stessa e in ogni possibilità di rinascita. Più che nelle vicende avverse, più che nella guerra maledetta, il pericolo è in noi».

I «Fogli Tricolore» sono battuti a macchina da Giorgio Morelli e Ubaldo Morini, nome di battaglia “Caput”. Per ogni numero realizzano tra le 150 e le 900 copie, diffuse con l’aiuto di una dozzina di collaboratori. Giorgio coinvolge anche le sorelle Maria Teresa e Bianca e si confida con la madre, mentre il padre è tenuto all’oscuro.

I ragazzi vogliono difendere una Patria che sia espressione di tutto il popolo italiano, ma per loro - nati e cresciuti sotto un’educazione totalitaria che fa coincidere il popolo con lo Stato fascista - non è facile definire cosa sia la Patria. Così, alla ricerca della propria identità, fanno tre scelte.

Prima di tutto rifiutano di legarsi ai partiti politici, rinunciando quindi ai loro aiuti economici. Poi risalgono indietro nel tempo fino ai ‘martiri’ del Risorgimento che, scrivono, hanno combattuto i tedeschi per creare un’Italia unita e libera.

E infine guardano agli orizzonti proposti da don Dino Torreggiani, che oltre alla vita spirituale nell’Azione Cattolica educa i ragazzi alla vita sociale. Sul giornale, quindi, i ragazzi denunciano la persecuzione degli ebrei, denunciano la povertà e le disuguaglianze denunciano le falsità del fascismo perché hanno scoperto che la Patria non è lo Stato né tantomeno il Partito, ma è prima di tutto la vita della società, fatta di anime diverse che devono essere libere.

Nella primavera del '44 la morsa dei nazi-fascisti si stringe e Giorgio deve scappare sull’Appennino reggiano. La pubblicazione dei «Fogli Tricolore» però non si interrompe grazie alla sorella Maria Teresa che fa da collegamento tra lui e gli altri collaboratori.

Nel mese di giugno arriva l’ordine di arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana: lui diserta e rimane sui monti, dove in estate nasce la Repubblica di Montefiorino.

È il territorio sull’Appennino tra Reggio e Modena di 1000 chilometri quadrati che i partigiani hanno liberato dalle forze tedesche e repubblichine e dove per la prima volta dopo anni di dittatura si sperimenta la democrazia.

Ogni comune indice delle elezioni libere per costituire delle giunte i cui rappresentanti sono eletti da tutti i capifamiglia. Morelli raggiunge il Comando reggiano e collabora alla nascita del primo giornale di quelle formazioni partigiane, «Il Garibaldino».  

Dopo 45 giorni di libertà, la Repubblica di Montefiorino è distrutta: le forze tedesche attaccano con la brutalità più atroce, molti paesi sono dati alle fiamme per la colpa di aver appoggiato i partigiani e molte donne, anziani, bambini e sacerdoti sono uccisi.

Giorgio torna a nascondersi dai genitori. Nel dicembre del '44 è informato che qualcuno ha fatto la spia ai nazisti che ora sanno l’identità dei redattori dei «Fogli Tricolore», ma riesce a fuggire appena prima che i fascisti bussino alla porta. Viene arrestata la madre, Maria Rossi, che nonostante l’interrogatorio non fa il nome di nessun collaboratore.

Passando da un nascondiglio all’altro, in un paio di settimane Giorgio e i suoi amici tornano sull'Appennino per unirsi alla Brigata partigiana Fiamme Verdi, guidata da don “Carlo”, giovane sacerdote della montagna che si è staccato dalle Brigate Garibaldine perché si sono trasformate in un braccio del Partito Comunista. Queste nuove Brigate partigiane raccolgono i cattolici e tutti coloro che non vogliono essere associati ai comunisti.

“Il Solitario” infatti parla di sé e dei suoi amici come «Ribelli del pensiero» che finalmente si sono uniti ai «Ribelli dell’azione». 

Anche queste brigate hanno un giornale clandestino, si chiama «La Penna» e nasce sotto la guida di Giuseppe Dossetti, e anche questo giornale ha naturalmente bisogno di inchiostro, carta e ciclostile: Eugenio Corezzola, nome di battaglia Luciano Bellis - amico di Giorgio e suo collaboratore ai «Fogli Tricolore» - ha il compito di portare in montagna il carretto con tutto il materiale che serve a continuare la battaglia delle idee: spiegare gli errori del pensiero nazi-fascista e denunciare l’orrore delle sue azioni.

Le forze inglesi - presenti sul territorio dal luglio del ‘44 - danno finalmente appuntamento alla brigata Fiamme Verdi a Ramiseto per unirsi e cominciare la discesa verso Reggio Emilia. A Scandiano, un paesino a 15 km da Reggio, Giorgio non resiste nell’attesa e chiede in prestito una bicicletta per andare in città e annunciare la liberazione sventolando una bandiera italiana.

Questo è il suo ricordo di quel momento: «Alle 17 del 24 aprile sono entrato in Reggio, primo patriota della montagna ad annunciare al popolo l’ora della Liberazione. Ho percorso le vie della città mentre ancora si sentiva il rombo del cannone, ho gridato che i patrioti scesi dalla montagna erano alle porte. Ho gridato con tutta la mia voce la prima parola di libertà dopo tanti anni di schiavitù. Ho visto questo popolo reggiano uscire in massa dalle porte, sbucare di corsa dalle vie, aprire tutte le finestre, gettare mazzi di fiori; ho udito una marea di voci e di grida e sopra tutto questo mi è giunto il calore di un applauso instancabile. E allora ho pianto. In quest’ora sino ad oggi sconosciuta, o forse incompresa, il sacrificio silenzioso e sublime dei miei fratelli di lotta ha ricevuto la sua più alta consacrazione».

Dopo la Liberazione, Giorgio si iscrive alla Democrazia Cristiana, riprende gli studi e fonda il movimento OGI (Organizzazione Giovanile Italiana). Questi giorni però non sono i giorni di festa che il popolo si aspettava, da quelle parti l’orrore si ripresenta: vengono ritrovati i corpi di alcuni amici partigiani e collaboratori dei «Fogli Tricolore», come Mario Simonazzi nome di battaglia “Azor”. Il fatto spaventoso è che tutte le prove fanno pensare a vere e proprie esecuzioni non da parte dei nemici fascisti o nazisti: la mano che ha sparato è la mano di altri partigiani.

Giorgio comincia a indagare e pubblica i risultati su «La Nuova Penna», giornale stampato insieme ad altri ex partigiani delle Fiamme Verdi. Continua a firmarsi “Il Solitario” e lancia accuse sempre più dure contro l’ANPI locale e alcuni ex partigiani garibaldini iscritti al Partito Comunista reggiano.

Alcune sue piste investigative si rivelano infondate, ma il clima di minaccia e di mancanza di libertà che denuncia è reale: in quella zona ci sono bande di ex partigiani che non hanno abbandonato le armi e uccidono tutti quelli che sono considerati i nuovi nemici, senza farsi troppi problemi: proprietari terrieri, imprenditori, sacerdoti, uomini della DC o dell'Azione Cattolica, liberali. Persino un sindaco socialista. Per fermare quelle esecuzioni sommarie interviene direttamente Togliatti grazie alla pressione di Dossetti e di altri. 

L’obiettivo di Giorgio comunque non è fare l’investigatore, lui vuole costringere i carabinieri a cominciare seriamente le indagini sugli omicidi irrisolti. Sopra ogni cosa vuole difendere la memoria degli amici uccisi, perché il PCI locale inizia una campagna stampa per diffamare le vittime, accusandole di essere state fasciste e lui questo non può sopportarlo.

Il lavoro di denuncia lo rende famoso, ma con la fama, arrivano anche le intimidazioni e il sabotaggio. Per le minacce «La Nuova Penna» deve cambiare dieci tipografie e per paura di ritorsioni firma gli articoli dei collaboratori con nomi falsi. Anche gli edicolanti hanno paura si rifiutano di venderlo, così il giornale viene distribuito porta a porta o nelle sedi della DC. Il clima attorno a Giorgio si fa sempre più pesante.

La sera del 27 gennaio 1946, Giorgio sta tornando a piedi da uno spettacolo nel teatro della parrocchia di Borzano. Dopo un chilometro, all’altezza di Ca’ De Duchi, una torcia lo abbaglia e due uomini gli sparano. Sei colpi di pistola mentre lui si getta in un fosso. Tre colpi lo mancano, due gli sfiorano il torace e il braccio, e uno gli trapassa la spalla vicino al polmone.

Decide di non sporgere denuncia ma il giorno dopo scrive alla madre: «Mamma, ieri sera mi hanno attentato la vita. E io so che l’attentato proviene dagli stessi assassini di Azor». Le ferite di Giorgio non guariscono dopo più di un anno di sofferenze muore il 9 agosto del 1947 a 21 anni.

I suoi amici gli dedicano un pensiero che è l'ideale di Morelli: sempre giovani nel cuore, sempre uomini nella coscienza. Ci sono altre parole però che lo raccontano meglio, le parole che lui stesso scrive pochi giorni dopo l’attentato. Giorgio infatti spiega sulla Nuova Penna perché non si fermerà: vuole continuare a vivere da uomo libero.

«Per dieci mesi nella clandestinità dell’oppressione fascista abbiamo fatto uscire un foglio che era il grido della nostra cospirazione; soli, senza aiuti né finanze, liberi da qualsiasi legame politico, entusiasti e disperati, pochi e sempre giovani; e l’abbiamo durata sino alla fine, per una ragione sola! Perché volevamo essere liberi!».

Voci dal Diario
Dicci la tua! Lascia un commento sull'episodio che hai appena ascoltato e condividi le tue impressioni con noi.
Firme degli utenti
01/06/2025
Ludovica Del Sette
La storia di Giorgio dimostra che impugnare le armi non è l’unico modo per lottare e mette alla luce l’importanza della parola, spesso più potente di qualsiasi arma.
30/05/2025
Rachele Cocchia
La storia di Giorgio è particolarmente toccante, forse perché ha la mia stessa età e ha dovuto affrontare tutte queste sfide. Un ragazzo da ammirare, che ha lottato per tutti noi!
29/05/2025
matilde conti
è significativo ciò che ha fatto Giorgio Morelli, sia durante la guerra di liberazione che dopo, diffondendo con le parole il messaggio di libertà, che dunque non si è esaurito con il raggiungimento di questa
28/05/2025
Maria Antonietta Brancato
La sua vita e il suo impegno rappresentano un esempio di coraggio, determinazione e fedeltà ai propri principi, valori che rimangono essenziali per la nostra società.
28/05/2025
Cristian Palermo
La sua storia simbolizza il coraggio e le contraddizioni del dopoguerra, dove ideali e violenza si scontrarono. Un ragazzo che credeva nella giustizia, ucciso da chi non accettava la verità.
26/05/2025
Kora Mancini
La storia mi ricorda quanto siano importanti la parola, l'informazione e quanto queste possano incutere timore ai tiranni. Nonostante la liberazione questo partigiano ha continuato a lottare creando informazione per evitare il ripetersi della storia.
26/05/2025
Ginevra
La figura di Giorgio è una testimonianza di come la resistenza non debba essere per forza una presa alle armi, ma può consistere anche in una presa di carta e penna.
26/05/2025
Francesco Piccinini
Un interessante sguardo sul ruolo del giornalismo nella Resistenza, e dell’informazione come arma di lotta.
26/05/2025
Irene Topani
La storia di Giorgio mi colpisce particolarmente per via dell’età, 17 anni come me. Quest’impegno per un’ideale così grande è una cosa che ammiro molto.
25/05/2025
Veronica Scarsella
La lotta di Giorgio rappresenta come la parola sia un arma talvolta più potente di una vera e propria. Una storia che mi ha fatto acquisire maggiore consapevolezza.
25/05/2025
Andrea Fedeli
Giorgio Morelli, ragazzo di 17 anni, ha sacrificato la sua vita, pur essendo giovanissimo, per la libertà contro la dittatura nazifascista
25/05/2025
alberto ladisi
oltre al coraggio di Giorgio Morelli che trasforma la sua inquietudine in azione politica, emerge dal podcast la sua aspirazione assoluta alla libertà che lo porta sino a combattere gli stessi ex partigiani quando autori di delitti e omicidi sommari
25/05/2025
Eleonora Scalabrella
Giorgio Morelli a 17 anni ha deciso di combattere contro il fascismo utilizzando la scrittura. Dimostrando che per combattere l'oppressione non c'è bisogno solo di utilizzare le armi, ma anche con la parola. Un grande uomo
25/05/2025
Andrea Santori
Impressionante, come ragazzi della nostra eta’ (17) a quei tempi lottassero contro il fascismo e per la liberta!
25/05/2025
niccoló sinibaldi
si comprende come una persona come giorgio morelli abbia seguito i propri ideali fin da giovane anche a costo della vita.
25/05/2025
Tobia piperno
Un ragazzo veramente coraggioso che preferi usare penna e inchiostro alla pistola per combattere la sua guerra. Diventando una vera e propria voce della libertà.
24/05/2025
Pietro Camponeschi
Ci si rende conto, ascoltando queste puntate, quanto sia stato attivo il contributo nella Resistenza delle generazioni che non avevano vissuto l’Italia prima del fascismo
22/05/2025
Chiara Pantoni
Il coraggio e l’impegno di Giorgio rappresentano la vera forza che vi è anche tra i giovani.
22/05/2025
Irene Maddonni
La storia di Giorgio mi ha colpita molto, un ragazzo dal grande cuore e coraggio. La scelta di esporsi tramite la penna non è da tutti, ha dimostrato come le parole possano contare più di molti gesti.
22/05/2025
Arianna Micalizio
La storia delle “fantasticherie” di Giorgio, trasformate in grandi ideali che hanno portato il giovane 17enne a divenire tra i promotori dell’azione partigiana e tra i fondatori dell’Organizzazione Giovanile Italiana.
22/05/2025
Ginevra Maria Guadagnoli
Mi ha emozionato il fatto che Giorgio sia risalito ai martiri del Risorgimento per conoscere il vero significato di “Patria”, a lui da sempre sconosciuto, essendo nato sotto il fascismo.
22/05/2025
Giulia Mirone
Giorgio Morelli ha combattuto non solo per sé , ma per tutti i singoli individui oppressi dal fascismo e dal nazismo, tramite la diffusione della parola
22/05/2025
Ginevra Galdino
Il desiderio di libertà e giustizia di Giorgio e la seguente diffusione dei “Fogli Tricolore” sono per noi delle preziose testimonianze.
22/05/2025
Gloria Cavallaro
La storia di Giorgio Morelli è davvero forte: a 17 anni combatte il regime con le parole. La sua voce stampata sui “fogli tricolore” è un atto di coraggio che mi ha fatto riflettere molto.
22/05/2025
Federica Pulcini
Il coraggio e la tenacia di Giorgio Morelli e dei ragazzi autori de "I Fogli Tricolore", insegnano quanto sia importante l'uso della parola e dello studio contro un regime totalitario.
18/05/2025
Valerio Salerno
Il coraggio di Giorgio dimostra che soprattutto i giovani con le loro azioni posso cambiare le cose.
17/05/2025
Beatrice Bellomo
È una bella testimonianza sull’incessante bisogno di giustizia e necessità di scoprire le verità dei fatti!
17/05/2025
Simone Ventura
I "Fogli Tricolore" di Giorgio Morelli dimostrano come lottare per la propria patria e libertà non consista solamente nell'imbracciare le armi, ma anche nel diffondere lo spirito di resistenza attraverso la parola.
17/05/2025
Rossi Beatrice
La patria è la vita della società fatta di anime diverse che devono essere libere, è questa la consepevolezza di tutti quei giovanissimi che, pur di raggiungere la libertà, hanno lottato e perso la vita, ribellandosi al fascismo.
17/05/2025
Elena Ambrosetti
Giorgio Morelli a 17 anni combatte contro il fascismo con una resistenza che si può dire "intellettuale" scrivendo i "fogli tricolore". segno di come lo studio rende liberi
16/05/2025
Italo Sorge
Morelli, "il Solitario": vittima martire della follia che con violenza travolge la ragione degli uomini. Quelli osannati diventano i carnefici e le vittime continuano ad essere solo innocenti creature coperte di bianco.
16/05/2025
Corrado Biondi
Mi ha colpito il coraggio di Giorgio Morelli nel seguire i suoi ideali, anche a costo della vita. La sua scelta di unirsi alla Resistenza, nonostante la giovane età, mostra una forza morale rara e un grande senso di giustizia.
15/05/2025
Eleonora Croce
La parola è uno strumento spesso sottovalutato. La libertà di espressione non è scontata ed esempi come questo ce lo ricordano e ci fanno riflettere su quanto possa essere fondamentale.
15/05/2025
Francesco Iadanza
Perseveranza. Primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere Giorgio Morelli. Nonostante le minacce ha continuato a lottare non con le armi, ma con le parole, le quali sono più importanti di un proiettile.
15/05/2025
Carola Patrignani
Giorgio Morelli con la sua forza d'animo lottò contro il fascismo. La sua figura deve essere unificata con i valori di verità e libertà. Altro importante aspetto è la lealtà, da riscontrare nella volontà di trovare gli uccisori dei suoi compagni.
15/05/2025
Fausto Pernaselci
Giorgio Morelli, ragazzo coraggioso, ha combattuto a 17 anni per la libertà contro il fascismo e ha pagato con la vita il suo impegno per un’Italia giusta e libera.
15/05/2025
Lavinia Di Donfrancesco
A soli 17 anni, iniziò a combattere contro il regime fascista, utilizzando la penna come strumento di lotta. La figura di Giorgio Morelli continua ad essere un simbolo di coraggio e integrità, valori che rimangono fondamentali per la nostra società.
15/05/2025
Giulia Germani
Giorgio Morelli era molto giovane, ma ha avuto il coraggio di opporsi al fascismo e al nazismo per difendere la libertà. Prima con le parole, poi unendosi ai partigiani. Ha lottato per la giustizia, ricordando che la libertà è anche una responsabilità.
15/05/2025
Kristian Frijia
La lotta per la libertà e la verità di Giorgio durante e dopo la resistenza con il solo uso della penna lo rendono un esempio di coraggio e indipendenza intellettuale.
15/05/2025
tommaso scifoni
la storia di giorgio morelli mi ha colpito per la forza con cui un ragazzo così giovane ha saputo lottare con le idee e con il coraggio. non ha avuto paura di esporsi, nemmeno dopo la guerra. la sua voglia di verità è qualcosa che lascia davvero il segno.
14/05/2025
Francesca Leonardo
Giorgio Morelli, a 17 anni, sfida il fascismo scrivendo i “Fogli Tricolore”. La sua è una scelta di coraggio e dimostra che la libertà si difende anche con le parole e la verità.
14/05/2025
Aurora Di Mario
Giorgio Morelli ha lottato per la libertà con coraggio, anche da giovane. Nonostante le minacce e le difficoltà, ha sempre cercato giustizia e verità, diventando simbolo di resistenza e speranza.
14/05/2025
Gregorio Bianchi
Giorgio Morelli, a soli 17 anni, ha avuto il coraggio di combattere contro il fascismo con la sua resistenza intellettuale, scrivendo e distribuendo i «Fogli Tricolore». La sua determinazione è un segno della forza dei giovani nella lotta per la libertà.
14/05/2025
Asia Valeri
Mi ha emozionato la scena finale in cui Giorgio crede di essere riuscito vittorioso e viene accolto dall’ applauso della folla per poi scoppiare in un pianto liberatorio. Quanta felicità solo nel poter riassaporare quel desiderato senso di libertà!
Episodi
Scopri tutti gli episodi del percorso.
Singoli Episodi Podcast Giovani Resistenti Fdg V5 Chiolerio 4 Png
Episodio1
La guerra di Ercole

Nella Torino occupata, il quindicenne Ercole Chiolerio, figlio di genitori non vedenti, lavora come operaio per sostenere la famiglia ed è gia parte della Resistenza.

Scopri di più
Episodio 2 Png
Episodio2
La Resistenza delle Donne

Le donne sono state protagoniste fondamentali della Resistenza. Tra loro, ragazze giovanissime come Maria Romana De Gasperi, Milena Zambon e Tina Anselmi.

Scopri di più
Episodio 2 Png
Episodio4
Il partigiano "Topolino"

Bastia Mondovì, piccolo paese della provincia di Cuneo. Anche lì dopo l’8 settembre arriva l’occupazione tedesca. Franco Centro, 13 anni, è poco più di un bambino ma non ha nessuna voglia di stare a guardare: vuole diventare partigiano.

Scopri di più
Episodio 6 Png
Episodio5
Le "Aquile Randagie"

Nel 1928, quando Mussolini scioglie lo scoutismo, un gruppo di giovani dagli 11 ai 17 anni prosegue le attività scout in maniera clandestina, dando vita alle “Aquile Randagie”.

Scopri di più
Sostienici

Dal 1982 siamo un luogo di pensiero, elaborazione e formazione. Grazie al supporto di tante donne e uomini che si riconoscono negli ideali degasperiani possiamo continuare ad essere, oggi più di prima, una comunità di destini. Scegli di essere anche tu protagonista di questa nostra storia comune, sostenendo le attività della Fondazione De Gasperi.

Scegli tu come sostenerci

Ti bastano pochi clic per contribuire anche tu a dare un futuro alla nostra storia e al nostro impegno, trasmettendo l'eredità di De Gasperi alle nuove generazioni.

Diventa nostro "Amico"

Entra a far parte della nostra comunità di destini della Fondazione De Gasperi, con donne e uomini che condividono l'impegno per un'Europa libera e democratica.

Iscriviti alla newsletter