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Giovani Resistenti
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Episodio 6 Png
Le "Aquile Randagie"

Nel 1928 Mussolini scioglie lo scoutismo, ma il reparto Milano II, guidato da Giulio Cesare Uccellini detto “Kelly”, si oppone dando vita alle “Aquile Randagie”, un gruppo di giovani dagli 11 ai 17 anni che prosegue le attività scout in maniera clandestina come atto di Resistenza. Dopo il settembre del 1943, alcune "Aquile Randagie" partecipano all’Organizzazione Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati (OSCAR), aiutando ricercati e disertori a fuggire in Svizzera. Nonostante arresti e vittime, il gruppo sopravvive fino alla Liberazione. Dopo il conflitto, lo scoutismo rinasce grazie alla loro esperienza di fedeltà e coraggio.

Durata dell'episodio: 12 min. 40 sec.

I luoghi di questo episodio
Fonti

FILM

"Aquile Randagie" di Gianni Aureli (2019), www.youtube.com/watch?v=M8YS-YGKik0 (trailer)


DOCUMENTARI

"Un giorno in più del fascismo. La Resistenza delle Aquile Randagie" di Bruno Testoriscato, trasmesso su Rai Storia il 17 aprile del 2015, www.youtube.com/watch?v=mw0IpWooMGo

Testimonianza di don Giovanni Barbareschi: www.youtube.com/watch?v=mw0IpWooMGo&t=355s


CANZONI

"Aquile Randagie" di Cisco Bellotti, brano della colonna sonora del film "Aquile Randagie", www.youtube.com/watch?v=BabCraDCnfA


REPERTORIO FOTOGRAFICO

Mario Isella, Fedeli e ribelli. Diario fotografico dello scautismo clandestino monzese 1928-1945, Edizioni Scout Nuova Fiordaliso, Roma 2008.

Trascrizione dell'episodio
Le "Aquile Randagie"

Il 30 marzo 1928 Mussolini sopprime gli Scout. In segno di protesta, il 24 aprile a Milano i capi di tutti i reparti depongono le insegne non alla Casa del Podestà fascista ma in Arcivescovado, per consegnarle simbolicamente nelle mani della Chiesa.

Quel giorno però manca uno dei capi: Giulio Cesare Uccellini detto “Kelly” che comanda il reparto Milano II, una ventina di ragazzi tra gli 11 e i 17 anni. Mentre gli altri reparti si arrendono, loro in quel momento sono nella Chiesa di San Sepolcro dove un piccolo Scout che si chiama Ciaccio fa la sua promessa di Lupetto: «Prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e la Patria e per aiutare gli altri in ogni circostanza». 

Dopo la promessa, Kelly spiega al reparto perché non accetta di deporre le insegne: «Non è giusto, e noi non accettiamo, che ci venga impedito di vivere secondo la nostra Legge di lealtà, libertà e fraternità. Noi continueremo a fare del nostro meglio, per crescere uomini onesti e cittadini preparati, e continueremo a cercare nella natura la voce del Creatore». 

Quel giorno i ragazzi decidono di dare al reparto un nuovo nome, “Aquile Randagie”, e si scambiano la promessa che sopravviveranno un giorno in più del fascismo. E come tutti i bravi Scout, manterranno fede alla loro promessa. 

Nel 1928 Mussolini ha già azzerato le forze politiche democratiche e ora vuole che i giovani siano educati dall’Opera Nazionale Balilla, con una formazione paramilitare che esalta la forza fisica e l’obbedienza al Duce. Il metodo scout punta invece sulla dedizione agli altri e alla natura, sulla lotta all’egoismo e sulla formazione morale dell’individuo. Il fascismo non può tollerarlo: le proposte alternative all’educazione totalitaria indeboliscono il controllo sulla società. 

Le “Aquile Randagie” d’altra parte non accettano il fascismo e la domenica del 27 maggio fanno la loro prima attività clandestina: vanno in gita sui Corni di Canzo. E così sarà ogni domenica, in luoghi diversi, per quasi 17 anni. Sono semplici uscite in montagna, non sono certamente azioni grandiose, ma per questi ragazzini sono un atto consapevole di opposizione al fascismo: vogliono continuare a tenere in vita un ideale alternativo alla volontà del Duce e del fascismo. 

Per accordarsi i ragazzi usano bigliettini con le indicazioni del ritrovo scritti in linguaggio morse o con i simboli di un codice scout detto “linguaggio del bosco”. Si spostano in bicicletta con abiti civili, ma una volta raggiunti i luoghi più sperduti li tolgono e mettono la divisa scout. 

Le uscite prevedono una serata di canti, frizzi e lazzi sotto le stelle, una notte in tenda e poi una gita, la messa, giochi e momenti di meditazione del Vangelo. D’estate invece il gruppo scout va in campeggio con le tende per una o due settimane. Durante l’anno si occupano di opere di carità come la visita ai bambini ammalati in ospedale. 

Giungla Silente. Questo è il nome che i ragazzi danno alla loro clandestinità, nella quale promettono di non aderire a nessuna organizzazione fascista. Qualche anno dopo, quando nel 1935 parte la campagna per la conquista dell’Etiopia decidono di non mostrare alcuna forma di sostegno.

Alla guida delle Aquile, oltre a “Kelly” si affianca don Enrico Violi, primo assistente ecclesiastico del gruppo. Il suo nome clandestino è Denvi e la sua casa diventa il loro ritrovo. Con lui nasce l’idea di stampare un giornaletto. I primi numeri hanno il nome di Il club dei ceffi che poi diventa Estote Parati il famoso motto di ispirazione evangelica ideato dal fondatore degli scout Robert Baden-Powell che significa “Siate pronti”. 

Nell’aprile del 1933, a cinque anni dalla fine dello scoutismo italiano, Andrea Ghetti “Baden” scrive un articolo che riflette sui primi anni di clandestinità: «Quando arrivati sui monti spaziavamo con lo sguardo nell’infinito e dai petti usciva il nostro inno di gioia, sentivamo di possedere una forza che nessuno potrà mai piegare. Quanto cammino si è fatto in cinque anni, voltandoci indietro ci accorgiamo di non aver lavorato invano; tante cose in apparenza inutili mostrano ora il loro significato, la loro utilità. Quando verrà il giorno della libertà noi saremo preparati: e non sarà una ripresa ma una continuazione». 

Nel giornale si trovano anche notizie dal mondo, perché le Aquile si sentono legate al movimento più grande dello scoutismo internazionale. Si prega per la conversione della Russia e per gli scout perseguitati nella Germania nazista. 

Nel tempo altri scout di Milano si aggregano, come i fratelli Ghetti, Vittorio e Andrea. Andrea nel 1928 ha sedici anni e questa avventura fa nascere in lui la scelta per il sacerdozio. Anche un gruppo di Monza si lega alle Aquile, guidato da Beniamino Casati e da Aldo Mauri che sarà ordinato sacerdote nel 1936. 

Altri giovanissimi, sempre tra gli 11 e i 17 anni, sono invitati a entrare nel gruppo clandestino: sono figli di famiglie cristiane o antifasciste per limitare il rischio di essere scoperti. Un altro gruppo di Aquile nasce a Parma, guidato da don Ennio Bonati. Il legame con la Chiesa per loro è vitale e così decidono di far sapere della loro esistenza all’arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster. 

Nel 1939, poi, quando Andrea Ghetti “Baden” è ordinato sacerdote nel Duomo di Milano decide di raccontare tutto anche al suo direttore spirituale, monsignor Giovanni Battista Montini: il futuro papa Paolo VI gli dice di proseguire con lo scoutismo clandestino e di diventare nuovo assistente del gruppo. 

Durante i campi estivi di giorno le tende sono afflosciate a terra e c’è sempre un’“Aquila” di sentinella. La polizia fascista non scoprirà mai le “Aquile Randagie”. Nonostante questo accadono purtroppo alcuni episodi di violenza: Beniamino Casati “Lupo” e Gaetano Fracassi “Sparviero del mare” sono aggrediti e picchiati da gruppi fascisti in due diverse occasioni. 

“Kelly” subisce un pestaggio brutale il 5 ottobre del 1942: mentre raggiunge in bicicletta il ritrovo con le altre Aquile, si ferma e indossa la divisa. Non si era accorto di essere seguito da un gruppetto di fascisti che lo raggiunge e lo massacra di botte. 

Non vedendolo arrivare, gli altri scendono a valle e lo trovano agonizzante in un fosso. Si salva dopo molti mesi di convalescenza ma perde l’udito all’orecchio destro e avrà sempre problemi di equilibrio. 

Quando il 25 luglio del 1943 Mussolini viene destituito, le “Aquile Randagie” sono in un paese dell’alto comasco per il loro campo estivo clandestino. Al loro ritorno, dopo l’8 settembre del 1943, i giovani del gruppo scout sostengono la nascita della OSCAR (Organizzazione Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati) fondata da don Andrea Ghetti “Baden” insieme a un gruppo di sacerdoti e di giovani della FUCI lombarda. 

In collegamento con le forze partigiane, il gruppo organizza la fuga in Svizzera di ricercati politici, disertori, ebrei e prigionieri inglesi. I ragazzi producono documenti falsi e poi scortano gli uomini in fuga al confine svizzero evitando nazisti e fascisti, attraverso i sentieri nascosti che hanno imparato a conoscere negli anni delle gite clandestine. 

L’ultima “Aquila Randagia” di Milano a fare la promessa scout è Giovanni Barbareschi che entra nel 1943 e viene ordinato sacerdote l’anno successivo dal cardinale Schuster. Il 15 agosto del 44 celebra la sua prima messa e la notte stessa viene arrestato dalle SS mentre sta preparando un viaggio per portare alcuni ebrei in Svizzera: viene torturato in carcere dai fascisti e liberato per la mediazione del cardinale. 

Quando il giovane prete si presenta a lui, il cardinale si inginocchia e dice: «Così la Chiesa primitiva onorava i suoi martiri. Ti hanno fatto molto male?». 

Anche se le “Aquile” come gruppo non sono mai state scoperte, hanno avuto le loro vittime: alcune sono deportate nei campi di concentramento in Germania per essersi rifiutate di combattere per la Repubblica sociale italiana. Altre hanno perduto la vita. 

Peppino Candiani per esempio ha solo 19 anni quando viene fucilato dai tedeschi mentre scorta un soldato lituano in Svizzera. E pochi giorni prima della liberazione di Milano si diffonde la notizia che anche Nino Verri è stato fucilato in Val d’Aosta, insieme ad altri partigiani. 

Nino aveva disertato dall’esercito della RSI e si era unito alla resistenza entrando nella divisione “Vall’Orco”. In fuga da un rastrellamento dei repubblichini si ferma per aiutare un compagno ferito e sono catturati. Il prete del luogo, don Elia Pession, prima cerca di convincere i fascisti a non fucilarli perché tra pochi giorni arrivano gli Alleati e dovranno arrendersi, poi mentre assiste i condannati cerca di convincere Nino a fuggire, ma lui rifiuta per non abbandonare il compagno. Nino e gli altri sono fucilati. Il giorno dopo il plotone di fascisti si consegna agli Alleati. 

Nonostante questo, su mandato del cardinale Schuster e con l'avallo dei comandi partigiani e alleati don Barbareschi scorta in Svizzera il colonnello delle SS Dollmann per trattare con gli alleati a Lugano la resa dei tedeschi ed evitare spargimenti di sangue. 

Dopo la fine della guerra le “Aquile Randagie” si sciolgono e il movimento scout rinasce seguendo le loro orme e soprattutto la loro esperienza salvata da 16 anni, 11 mesi e 5 giorni di clandestinità. La promessa di durare più del fascismo, questi ragazzi l’hanno mantenuta.

Voci dal Diario
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Firme degli utenti
01/06/2025
Ludovica Del Sette
Grazie a questo podcast ho scoperto l’importanza delle Aquile Randagie durante la Resistenza: un gruppo di giovani che, per ben 16 anni, si oppose al regime, mettendo a rischio la propria vita pur di difendere gli ideali in cui credeva
30/05/2025
Rachele Cocchia
Una storia davvero significativa, che mostra come anche gli scout, nel loro piccolo, abbiano saputo incarnare lo spirito della Resistenza e trasmettere valori come l’altruismo e la fratellanza, in netto contrasto con i principi imposti dal Fascismo.
29/05/2025
Maria Antonietta Brancato
La Resistenza non si è limitata alla lotta armata, ma ha incluso forme di resistenza morale e civile, dove il coraggio si è espresso attraverso la difesa dei valori di libertà e giustizia.
28/05/2025
Eleonora Scalabrella
Onestamente prima di ascoltare questa storia non avrei mai detto che gli scout avevano avuto un ruole fondamentale nella resistenza. Scoprirlo è stato molto interessante. Ammiro molto il loro coraggio!
28/05/2025
Cristian Palermo
La loro resistenza silenziosa dimostrò che anche il gioco scout può diventare atto rivoluzionario. Finita la guerra, furono loro a far rinascere lo scoutismo italiano.
28/05/2025
Ginevra
È interessante venire a sapere del coinvolgimento degli scout nella resistenza. La loro persistenza nel fare ciò che gli appassionava è davvero notevole!
28/05/2025
Irene Topani
Rispetto ad altre, questa storia mi ha colpito molto poiché non conoscevo nulla sugli scout durante la resistenza, non pensavo avessero anche loro avuto un ruolo fondamentale. Grazie per avercelo fatto conoscere!
26/05/2025
Kora Mancini
Soprattutto nelle situazioni più difficili le comunità funzionano meglio dei singoli. Il senso di appartenenza al gruppo ha rafforzato i loro ideali e ha garantito un cambiamento anche per coloro i quali non aderivano al movimento.
26/05/2025
Francesco Piccinini
Interessante venire a sapere della dimensione scout della Resistenza, di cui si parla pochissimo e non si conosce l’importanza.
25/05/2025
Andrea Fedeli
Storia molto interessante, fa capire come anche nel loro piccolo gli scout sia testimoni di Resistenza e portatori di valori come altruismo e fratellanza, diametralmente opposti a quelli dettati dal Fascismo
25/05/2025
Andrea Santori
Sicuramente grande forza i ragazzi a lottare per la loro passione e la loro liberta’, contro chi gli metteva i bastoni tra le ruote!
25/05/2025
niccoló sinibaldi
sicuramente con questo racconto si comprende come dei semplici scout, costretti a diventare “ex” abbiano la tenacia e la voglia in primis di non abbandonare la propria passione, anche solo come simbolo in contrasto al divieto posto da mussolini.
25/05/2025
Tobia piperno
Le aquile randagie sono un chiaro esempio che anche se non si combatte con le armi si può dare un forte contributo alla resistenza.
24/05/2025
Pietro Camponeschi
Interessante come, in modo del tutto spontaneo, forme di Resistenza nascessero in posti e realtà diverse.
22/05/2025
Arianna Micalizio
Da ex-scout la storia delle Aquile Randagie mi ha toccata particolarmente, rendendomi più consapevole di quanto sia importante lottare per quei valori che lo scoutismo s’impegna tutt’ora a difendere.
22/05/2025
Gloria Cavallaro
Non conoscevo la storia delle Aquile Randagie. Giovani scout che hanno resistito in silenzio, mantenendo vivi i loro ideali. Un esempio bellissimo di resistenza civile e fedeltà ai valori.
22/05/2025
Beatrice Bellomo
Nel caso caso delle aquile randagie non c'è un'opposizione armata ma una testimonianza silenziosa e coerente di un ideale che si rifiutava di essere annientato. Dimostra che non servono grandi gesti per opporsi al male, ma la fedeltà quotidiana al bene
22/05/2025
Kristian Frijia
Trovo interessante come Mussolini voleva avere il controllo anche della formazione fisica e mentale dei giovani e trovo ispirante come le Aquile Randagie non gli abbiano permesso di farlo con loro.
22/05/2025
Chiara Pantoni
Il podcast sulle Aquile Randagie mi ha colpito molto da ex scout. Non conoscevo la loro storia e mi ha fatto riflettere su quanto l’amore per lo scoutismo aiuti ad affrontare ogni difficoltà.
21/05/2025
Kristian Frijia
Trovo interessante come Mussolini abbia deciso di bandire gli Scout perché voleva avere il controllo anche sulla formazione fisica e mentale dei giovani e credo sia grandioso come loro non glielo abbiano permesso.
21/05/2025
alberto ladisi
mi ha colpito in modo particolare e la scelta che il duce ha perseguito di eliminare i gruppi scout, portatori di ideali, come altruismo e solidarietà, contrari all'espressione di forza muscolare che egli voleva favorire attraverso la gioventù balilla.
20/05/2025
Giulia Mirone
La loro storia ci insegna quanto sia stato importante e quanto lo sia tuttora, contrapporre la fratellanza e la dedizione agli altri, all’egoismo, a ideali di violenza e discriminazione
20/05/2025
Lavinia Germani
L’esempio degli scout di Milano II, guidati da “Kelly” dimostra come, anche nei momenti più bui, non bisogna mai perdere la speranza e, anche se in clandestinità, battersi per i propri ideali, poggiandoli su un substrato di costanza, perseveranza e fede.
18/05/2025
Veronica Scarsella
L'esemplare resistenza delle Aquile Randagie è la dimostrazione che dedizione e fermezza sono la chiave per superare qualsiasi ostacolo. Storia veramente coinvolgente!
17/05/2025
Valerio Salerno
La storia di questi ragazzi dimostra che la resistenza può essere attuata da chiunque. Il coraggio e la tenacia con cui questo gruppo si è opposto al fascismo è la prova che resistere non signifca solo combattere con le armi.
17/05/2025
Simone Ventura
La storia delle Aquile Randagie dimostra che anche piccoli gesti come la lealtà ai propri ideali e il rifiutare di arrendersi davanti alle difficoltà richiede grandi quantità di coraggio e determinazione.
17/05/2025
Rossi Beatrice
Mi emoziona pensare alla forza di questi ragazzi così giovani, ma allo stesso tempo così coraggiosi e determinati. che continuarono a lottare per ciò che è giusto. La loro promessa era quella di sopravvivere un giorno in più del Fascismo, ci riuscirono.
17/05/2025
Elena Ambrosetti
Storia commuovente, essendo una scout ancora di più. questo è esempio di come valori di lealtà fratellanza possono solo fare del bene a giovani ragazzi cento anni fa ed oggi
16/05/2025
Italo
Aquile ribelli che volano contro vento per ribellarsi ad un sistema ingiusto, così da formare una società giusta.
16/05/2025
tommaso scifoni
Contro l’oppressione e la paura, le “Aquile Randagie” scelsero la fedeltà ai valori scout: libertà, solidarietà, fede. Giovani coraggiosi che, con la forza della coerenza e del silenzio, resistettero un giorno in più del fascismo.
15/05/2025
Ginevra Maria Guadagnoli
Trovo che una delle frasi più significative sia: "Quando verrà il giorno della libertà noi saremo preparati: e non sarà una ripresa ma una continuazione". Che onore avranno provato questi ragazzi, consapevoli di essersi schierati dalla giusta parte.
15/05/2025
Eleonora Croce
La lotta non è l'unico modo per dimostrare resilienza. L'amicizia di questi giovani ha saputo resistere alla crudeltà ed è riuscita a far rinascere quell'ideale in cui non hanno mai smesso di credere.
15/05/2025
Francesco Iadanza
Avevano fatto una promessa e l'hanno mantenuta fino alla fine. Quella delle Aquile Randagie è stata una lotta silenziosa, fatta di gesti resi importanti dal grande senso di fratellanza che scorreva in loro.
15/05/2025
Lavinia Di Donfrancesco
Estremamente toccante. Il podcast riesce a trasmettere con semplicità e forza il significato profondo della resistenza civile, mostrando come anche senza armi si possa combattere un’ingiustizia.
15/05/2025
Fausto Pernaselci
Le Aquile Randagie furono scout che sfidarono il fascismo in segreto. Per 17 anni aiutarono gli altri, rimasero fedeli ai loro valori e dimostrarono coraggio, fede e amore per la libertà.
15/05/2025
Giulia Germani
Le “Aquile” hanno sempre difeso i loro valori, anche nei momenti difficili. Credevano nella libertà e nell’unione tra le persone. Le loro scelte sono un esempio di resistenza e ci ricordano quanto sia importante difendere la libertà.
15/05/2025
Federica Pulcini
La storia di questi ragazzi è un esempio calzante in quanto anche i piccoli gesti possano essere determinanti alla resistenza al fascismo.
15/05/2025
Valerio Morelli
La storia delle “aquile randagie” riesce a riassumere e trasmettere quel forte sentimento di libertà e coraggio che caratterizzava questi ragazzi, che solo credendo così fermamente nei propri ideali sono riusciti a resistere ad ogni evento avverso
15/05/2025
Corrado Biondi
Mi ha colpito il coraggio delle Aquile Randagie, ragazzi che hanno lottato per la libertà senza usare la violenza, dimostrando che si può resistere con fermezza e intelligenza, anche senza combattere con le armi.
14/05/2025
Irene Maddonni
Storia emozionante ed interessante. Il coraggio di questa squadriglia prova come la dedizione verso le proprie attività e il grande impegno nell'aiutare gli altri, non scompaiano neppure davanti a delle situazioni di tale rischiosità.
14/05/2025
Carola Patrignani
Le Aquile Randagie è un gruppo scout clandestino che si oppose al fascismo, mantenendo vivi valori come libertà e fraternità. Devono essere considerati resistenti poichè anche se non scesero in battaglia, dimostrarono opposizione al regime.
14/05/2025
Francesca Leonardo
Nonostante siano solo ragazzi, hanno resistito al fascismo con piccoli ma significativi gesti, mantenendo i loro valori. Un esempio di come anche i giovani possano lottare e fare la differenza.
14/05/2025
Aurora Di Mario
Durante il fascismo, le Aquile Randagie scelsero di non arrendersi: continuarono lo scoutismo in segreto, aiutando i perseguitati. Fedeli ai loro valori, resistettero un giorno in più del regime.
14/05/2025
gregorio bianchi
Le Aquile Randagie rappresentano una resistenza silenziosa e coraggiosa contro il fascismo. Giovani fedeli ai principi di lealtà, libertà e fraternità, hanno mantenuto viva la speranza e la determinazione fino alla fine. Un esempio di forza morale.
14/05/2025
Ginevra Galdino
La storia delle “Aquile randagie”mi ha particolarmente colpita e interessata anche perché da ex scout, mi sono rivista nel loro operato e nei principi che mi sono stati insegnati come la cooperazione e il servizio per la comunità.
14/05/2025
Asia Valeri
La storia del gruppo scoutista delle “Aquile Randagie” è esemplare nel rappresentare la condizione di giovani ragazzi che hanno sacrificato la loro stessa vita, per portare avanti i valori in cui coscientemente hanno sempre riposto la loro fede, .
25/04/2025
Maurizio Marzano
Come scout AGESCI e Magister della Comunità MASCI di Pavia Le Torri segnalo il sito https://www.aquilerandagie.it/links.html che contiene le testimonianze e contenuti delle Aquile Randagie
24/04/2025
Matteo
Grazie! Davvero emozionante, anche se conosco bene la storia della Aquile Randagie. Complimenti per la realizzazione
23/04/2025
Vittorio
Sul tema delle Aquile Randagie esistono sei libri mmolto documentati e interessanti. Grazie
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